Scopri cos’era e dove si trova il Ponte del Trofeo e perché la Conca Fallata si chiama così
Il Ponte del Trofeo
Il “Ponte del Trofeo”, o chiamato anche “Ponte del Trionfo”, è il primo ponte del Naviglio Pavese, situato lungo viale Gorizia, e prende il nome dalla presenza di un “trofeo” posto al di sopra.
Il Trofeo altro non era che un monumento eretto per celebrare solennemente l’inaugurazione del completamento del primo tratto dei lavori sul Naviglio Pavese (fino alla Conca Fallata) e tramandare la memoria della grandiosa cerimonia.

Storia
A seguito dell’inadeguatezza e scomodità di navigazione del naviglio di Bereguardo, all’epoca perfettamente operante, ma senza sbocco diretto sul Ticino, verso la fine del 1500, il governo spagnolo decise di creare un nuovo canale per collegare Milano a Pavia, e nel 1595 approvò il progetto dell’ingegnere Giuseppe Meda.
Nel 1601 il nuovo Governatore spagnolo a Milano, Don Pedro Enríquez de Acevedo, Conte di Fuentes, diede inizio ai lavori per la creazione del Naviglio Pavese, che secondo il progetto, prevedevano la realizzazione di 2 conche soltanto per superare il dislivello di 56 metri da Milano a Pavia: una nei pressi della odierna Conca Fallata, l’altra nei pressi di Torre del Mangano (Certosa di Pavia).

I lavori incontrarono però diverse difficoltà: dalle piene dell’Olona e del Lambro meridionale ai ritardi dei pagamenti dei lavoratori da parte del Governo Spagnolo.
Così, nel 1605, quando gli appaltatori, non vedendo soddisfatte le promesse dei pagamenti nei tempi convenuti, cessarono ogni attività.
Nonostante le difficoltà, l’anno seguente la direzione decise di adattare alla meglio il primo tratto scavato – fino al Lambro Meridionale – e di organizzare una grandiosa inaugurazione alla presenza del Conte De Fuentes, ovvero una discesa del primo tratto su un magnifico “bucentoro” allestito appositamente per l’occasione.
Per tramandare la memoria della grandiosa cerimonia, non venne tralasciato di erigere un monumento, il cosiddetto “Trofeo”, eretto sul ponte dove il Naviglio Pavese si stacca dalla Darsena (oggi in viale Gorizia).
“Egli ebbe più furia di alzarsi il monumento che di effettuare l’impresa” scriveva Cesare Cantù nel 1857 nella “Grande Illustrazione del Lombardo Veneto“.
Il “Naviglio Fallato” e la “Conca Fallata”
Nacque allora l’idea (tuttavia senza effettivo seguito) di modificare di nuovo il tragitto del canale: non più prolungandolo fino a Pavia, ma deviandolo sotto la prima conca, per farlo sboccare nel Lambro (all’epoca la “Conchetta” non esisteva ancora) e renderlo così di qualche utilità.

Con la morte del Conte De Fuentes nel 1610, grande sostenitore del canale, nel 1611 un decreto ordinò l’abbandono definitivo di tutti i lavori in sospeso, così il tratto di canale già scavato venne destinato al solo uso irriguo, e si incominciò a chiamarlo “Naviglio Fallato”, ovvero sbagliato, e così anche la sua unica conca acquisì la medesima denominazione: la “Conca Fallata”, nome ancora oggi in vigore.
Inoltre, il “Trofeo” che troneggiava sul canale venne subito nominato il trofeo bugiardo da molti milanesi delusi per l’operato.
Il monumento di Fuentes fu spesso immortalato da pittori ed incisori, e fu anche uno dei primi soggetti milanesi ad essere fotografati; infatti, Luigi Sacchi, uno dei primi fotografi milanesi, lo immortalò in un famoso scatto del 1845.

La demolizione del monumento venne eseguita nell’aprile del 1865, ad opera del Genio Civile incaricato della manutenzione dei ponti e delle strade, e fu tollerata per motivi funzionali alla viabilità.
Si tentò invano di conservare sul posto almeno i frammenti ritenuti di pregio (cioè i bassorilievi e l’epigrafe), ma nel 1875 prevalse l’dea di collocarli all’interno del museo archeologico di Milano, dove tuttora sono custoditi, insieme a molti altri materiali provenienti dai cantieri che nei secoli hanno ridisegnato e ricostruito Milano.
Il ponte del trofeo oggi
Oggi restano le due formelle laterali a bassorilievo e la lapide in latino che ricorda appunto l’opera iniziata dal Governatore Fuentes.
La lapide, tradotta dal latino risulta più o meno così: “Don Pietro Enrico Azeveido, Governatore della provincia milanese, realizzò questa mirabile opera attraverso la quale le acque del Verbano e del Lario (lago maggiore e di Como), unite, possono arrivare al Ticino e al Po, per la navigabilità e per l’irrigazione, rendendo così le terre agricole feconde e i commerci sicuri e facili, aumentando le ricchezze sia private che pubbliche”.
Al posto del trofeo, prima della discesa per la ripa pavese (via Ascanio Sforza), è presente ancora oggi una sorta di piattaforma.

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