Il Naviglio di Bereguardo: l’antica via del sale di Milano
Il Naviglio di Bereguardo è un canale artificiale realizzato in gran parte nel XV secolo e destinato alla navigazione interna, che preleva le acque dal Naviglio Grande ad Abbiategrasso e le conduce fino a Bereguardo.
Il percorso, dopo l’ansa di Castelletto di Abbiategrasso, è praticamente rettilineo in direzione sud e si mantiene distante da strade di grande comunicazione, attraversando un paesaggio agricolo straordinariamente fertile, accompagnato da una comoda pista ciclabile, non interamente asfaltata, ma priva di difficoltà se non l’assenza di ripari tra la carreggiata e l’acqua.
L’intero tracciato è ricompreso nel Parco del Ticino e non è percorribile da mezzi motorizzati, se non per un brevissimo tratto intermedio.
Il nome del canale si rifà alla città pavese di Bereguardo, che in passato ha chiaramente risentito dell’influenza della letteratura francese, italianizzando il nome francese di «Beau-Regard» (“Bello Sguardo”) in Bereguardo.

Caratteristiche
Il Canale si origina ad Abbiategrasso, nella località di Castelletto, dove si distacca dal Naviglio Grande e si dirige verso sud per quasi 19 km, fino a raggiungere Bereguardo, nei pressi del fiume Ticino, in provincia di Pavia.
La sponda destra del Naviglio di Bereguardo è costeggiata come di consueto dalla strada dell’alzaia (un tempo solcata dai cavalli per trainare le barche controcorrente), sulle sponde sono inoltre presenti 23 bocche di irrigazione.
Il canale ha una larghezza media di 10 metri e un dislivello di 25 metri circa, di cui 21 superati grazie alla costruzione di ben 11 conche (una delle quali doppia).
Questo sistema tuttavia rallentava di molto la navigazione, rendendola oltretutto molto scomoda e faticosa (la distanza media tra una conca e la seguente è di circa 1,7 km).

Storia
L’origine del naviglio di Bereguardo risale al 1420, ma fu realizzato in gran parte tra il 1457 e il 1470 per volontà di Francesco I Sforza duca di Milano. La sua costruzione sostituì così il canale voluto da Gian Galeazzo Visconti, il cosiddetto Navigliaccio, e fino al 1819, anno in cui fu completato il Naviglio Pavese, restò l’unica via di collegamento tra Milano ed il mare, fondamentale soprattutto per il trasporto del sale.
Infatti, le merci che arrivavano dal Po destinate a Milano, risalivano il Ticino nel suo primo tratto e venivano trasportate per circa 3 Km via terra fino al canale, attraverso il quale raggiungevano poi il Naviglio Grande ad Abbiategrasso e infine la città della Madonnina.

La via dei sale di Milano
Le merci che viaggiavano da Pavia a Milano lungo il canale di Bereguardo sono tutte quelle che provenivano dal mare Adriatico, ossia le merci commerciate da Venezia e dall’Oriente, oltre a quelle raccolte lungo il percorso padano.
L’elenco di queste merci è molto lungo, spaziavano dai vetri di Murano e dalle spezie delle Indie ai prosciutti di Parma e alle forme di formaggio grana. Ma in termini di peso nessuna di queste merci pone grossi problemi tecnici per il trasporto.
Il sale era l’unica merce pesante e consumata con costanza in grandi quantità. Il Naviglio di Bereguardo diventò quindi per Milano una sorta di “via del sale”. Lo stato milanese, privo di sbocchi al mare, dipendeva così per il sale dall’importazione da altri stati: la Repubblica di Venezia e la Repubblica di Genova. Venezia fu la fonte di approvvigionamento più frequente e il commercio del sale fu oggetto di trattati fra i Dogi veneziani ed i Signori di Milano, stipulati con una solennità tale ai trattati politici.
Successivamente però, Venezia perseguì una politica di espansione di terraferma, e a farne le spese fu soprattutto Milano; così i rapporti fra i due stati non consentirono più la pacifica applicazione dei trattati sul commercio del sale. Di conseguenza, Milano si approvvigionò saltuariamente anche da Genova. Il Naviglio di Bereguardo convogliava quindi il sale genovese come quello veneziano e il castello diventa il guardiano dei carichi in arrivo, in sosta o in smistamento.
La navigazione sul canale ed il suo decadimento
“La navigazione su questo naviglio fu in pratica limitata all’approvvigionamento di legna, del vino proveniente dall’Oltrepò e del sale che, giunto a Pavia, proseguiva fino al Porto di Bereguardo; qui le navi rimontanti da Venezia venivano caricate su appositi carri e trainate fino alla piccola darsena, dove venivano rimesse in acqua, pronte per superare le 11 conche (manovrate dagli stessi barcaioli) fino a Castelletto di Abbiategrasso”.
Il canale decadde all’inizio del XIX secolo, quando fu completato con il Naviglio Pavese il collegamento diretto di Milano con il Ticino, a breve distanza dalla sua confluenza nel Po. Barcaioli, mulattieri e trafficanti abbandonarono rapidamente quella scomoda situazione per trasferirsi sul canale di Pavia.
Così racconta il grande storico Comincini riguardo la navigazione sul canale:
“Questo Canale non fu mai solcato da barche-corriere adibite a trasporto di passeggeri e né fu mai meta della villeggiatura milanese”.
Così, privo di traffico, il naviglio fu declassato a canale irriguo e ancora oggi mantiene la stessa funzione.

Le conche del Naviglio di Bereguardo
- Conca del Dazio (1,9 metri)
- Conca dei Bardani (1,87 metri)
- Conca di Bugo (2 metri)
- Conca di Morimondo (1,915 metri)
- Conca di Coronate (2,140 metri)
- Conca di Basiano (2,3 metri)
- Conca di Fallavecchia (1 metro)
- Conca di Riviera (1,982 metri)
- Conca Accollata dell’inferno (2,412 metri)
- Conca della Motta (2,166 metri)
- Conca della Zelata (1,6 metri)
La lunghezza di queste conche presenta un minimo di 31 metri nella conca di Bugo ed un massimo di 34,5 in quella della Zelata, mentre le altre sono tutte intorno ai 33 metri.
Delle vecchie conche sopravvivono, in ottime condizioni, le parti in muratura e le pavimentazioni del fondo, a testimonianza della grande perizia degli ingegneri e delle maestranze che, tre secoli e mezzo fa, realizzarono l’opera.
A Cascina Conca, situata tra Morimondo e Motta Visconti, la conca conserva ancora addirittura la porta a valle, usata nel tempo come chiusa per la regolamentazione del flusso delle acque.


“Il funzionamento della conca avveniva attraverso un portone superiore e uno inferiore, entrambi costituite da due ante , sono posti di traverso al canale, provvisti di uno sportello; prima si apre lo sportello del portone superiore, che fa defluire l’acqua nella conca alzandone il livello, poi si aprono le ante per l’ingresso dell’imbarcazione nella conca stessa.
Chiuse le prime ante, si ripete l’operazione con il portone inferiore ( l’apertura dello sportello che fa defluire l’acqua dalla conca abbassandone il livello e aperture delle seconde ante per permettere all’imbarcazione di proseguire a un livello più basso)”.
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Fonti:
– La storia del Naviglio di Bereguardo, dalla sua escavazione ai primi dell’Ottocento, Mario Comincini, IL NAVIGLIO GRANDE, Banca Popolare Abbiategrasso, 1a edizione (1981)
– La storia del Naviglio di Bereguardo http://www.naviglilive.it/Naviglio-di-Bereguardo-storia.html