Il Naviglio Martesana: il più pittoresco dei Navigli Milanesi
Il Naviglio della Martesana, anche noto come Naviglio Piccolo, è uno dei navigli milanesi che collega Milano con il fiume Adda, dal quale riceve le acque a Concesa, una piccola frazione del Comune di Trezzo sull’Adda, e scorre per circa 38 km (di cui alcuni coperti) fino a Milano.
Il percorso affianca l´antica strada romana (l´attuale SS 11 Padana Superiore) che passava l’Adda con due rami: a Vaprio e a Cassano. Giunto a Milano riceve il torrente Seveso e poi raggiunge i bastioni di Porta Nuova, (all’altezza di via Monte Grappa) dove cambia nome in Cavo Redefossi.

Prima dell’interramento della Cerchia dei Navigli , il Cavo Redefossi rappresentava solamente un canale scolmatore del Naviglio della Martesana.
Infatti, in origine, il Naviglio della Martesana proseguiva il suo percorso cittadino, ora interrato, cambiando nome in Naviglio di San Marco e dando poi origine al laghetto di San Marco, che scaricava quindi le sue acque all’interno della Cerchia dei Navigli.
Oggi l’incile del Naviglio si trova in località Concesa, in corrispondenza di una conca idraulica alimentata con la tecnica del sifone, mentre l’incile originario era situato poco più a monte: la sua posizione è attualmente contrassegnata da un grosso masso affiorante.
Nelle vicinanze è presente anche il secentesco Convento dei Carmelitani Scalzi e dil Santuario della Divina Maternità, in cui è possibile ammirare l’affresco della Madonna del Barcaiolo.
Proseguendo poco più avanti, dall’altra parte del fiume Adda, si scorge il villaggio operaio di Crespi d’Adda, entrato nel 1995 a far parte del patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.

Le origini del nome “Martesana” si riferiscono ad un contado denominato Gens Martecia (oggi identificabile con il Vimercatese), che avrebbe attraversato ancor prima che incominciassero i lavori per costruirlo nel 1460.
L’appellativo “Piccolo” invece, è dovuto semplicemente al confronto con il precedente e ben più importante Naviglio Grande.
La storia del Naviglio Martesana
La storia documentale del Naviglio Martesana risale al 3 giugno 1443, quando Filippo Maria Visconti (1412-1447) approvò, con una disposizione intitolata “Ordo rugie extrahendi ex-flumine Abdua”, il progetto che gli era stato presentato da un gruppo di illustri cittadini milanesi guidati da Catellano Cotta, amministratore ducale del Monopolio del sale e fratello del feudatario di Melzo.
Essi chiedevano di derivare le acque dell’Adda per realizzare un canale utilizzabile sia per l’irrigazione, sia per azionare sedici mulini (il duca ne autorizzò però solo dieci).
Il corso individuato prevedeva che il canale venisse alimentato da una presa d’acqua (incile) situata poco a valle del castello di Trezzo sull’Adda, in un punto in cui il fiume ha una strettoia e la corrente sarebbe stata sufficiente per garantire un flusso costante.

Il canale avrebbe poi costeggiato l’Adda per dirigersi a occidente dopo Cassano d’Adda, raggiungere Inzago, seguirne per un tratto il fossato di cerchia e puntare verso Trecella e Melzo per confluire nel torrente Molgora.
Alla morte di Filippo Maria Visconti nel 1447, dopo la parentesi della Repubblica Ambrosiana, gli successe Francesco Sforza, che nel 1457 emanò un editto, sottoscritto da Cicco Simonetta, che diede il via alla progettazione del “Navilio nostro de Martexana”, dove l’utilizzo dell’aggettivo “nostro” è atto a sancire l’aspetto di pubblica utilità dell’opera.
In seguito agli eventi che videro Milano in guerra con Venezia e che portarono in seguito alla pace di Lodi (1454), lo Sforza aveva compreso il valore militare ed economico di un canale utilizzabile per la navigazione, in quella che era considerata un’area di frontiera strategica per il ducato.
Ne modificò così il percorso, portandolo a raggiungere Milano, per inserirlo in un più vasto disegno di collegamento della città con l’Adda e il Ticino.

Derivato dall’Adda a Concesa, il canale superava il Molgora attraverso un ponte canale e, in un primo tempo, terminava all’incrocio con il Seveso, a Cassina de’Pomm. Fu reso navigabile nel 1471, quand’era duca Galeazzo Maria.
Leonardo da Vinci ed i lavori di perfezionamento al canale
La fossa interna fu invece raggiunta nel 1496, durante il ducato di Lodovico il Moro, quando il canale venne reso navigabile fino a Milano grazie alla costruzione della Conca dell’Incoronata (o delle Gabelle, nei pressi dei Bastioni di Porta Volta), e della Conca di San Marco che collegava la Martesana alla Cerchia interna.
Alla fine del quattrocento Leonardo da Vinci, chiamato a Milano da Ludovico il Moro, partecipò alla progettazione delle conche della Martesana della sezione di canale che entrava in città, detta anche “Naviglio di San Marco“.
Leonardo introdusse alcuni perfezionamenti nella disposizione delle paratie e nei meccanismi di adduzione e di scarico dell’acqua (ancora oggi, in tutto il mondo, tant’è che le conche di navigazione vengono anche dette “Conche Vinciane”).


Fin dalla conclusione dei lavori, l’aspetto più problematico della gestione del naviglio fu quello di conciliare il suo doppio ruolo di canale navigabile e di dispensatore d’acqua.
La costruzione di numerosi canali secondari alimentati da bocche che attingevano dal naviglio era stata incoraggiata e trovava fondamento nel diritto consuetudinario, in seguito recepito dagli statuti cittadini, cioè il cosiddetto “diritto di acquedotto”, che conferiva la facoltà a chiunque ne facesse richiesta di condurre acqua dal naviglio nei canali secondari, con il solo obbligo di provvedere alla manutenzione degli stessi e degli eventuali ponti necessari.
Fu solo dall’ultimo decennio del Quattrocento che le concessioni iniziano a essere rilasciate dietro pagamento di una somma di denaro alla Camera ducale. Il titolare della concessione poteva poi rivenderla o affittarla ad altri (la “ragione d’acqua”). Di conseguenza, la Martesana divenne praticamente non più navigabile per le troppe sottrazioni d’acqua.
Tuttavia, qualche anno più tardi, Francesco II Sforza per ridare vigore alla navigazione, fece demolire la conca di Gorla, rimpiazzandola con una nuova alla Cassina de’ Pomm e fece abbattere il ponte-canale sul Lambro per riportare acqua nel naviglio.
“Con i lavori di approfondimento e di scavo del naviglio voluti da Ludovico Maria Sforza a fine secolo e il proseguimento del canale fino alla città con l’immissione delle acque provenienti dall’Adda nel fossato interno, la conca della Cassina de’ Pomi assunse allora la funzione di edificio per far superare ai barchetti dei dislivelli. Dopo l’abbattimento della conca di Cernusco (1521) e di Gorla (1533-1535), onde eliminare gli ostacoli che si frapponevano alla navigazione e velocizzare di conseguenza la navigabilità, la conca della Cassina de’ Pomi, alta 1,82 metri, restò l’unica conca del Naviglio della Martesana”
F. Alemani, La Navigabilità del Naviglio della Martesana

Così facendo, la navigazione migliorò nel tratto terminale, ma non a monte, tanto che le autorità spagnole intervennero proibendo per due giorni alla settimana l’estrazione dell’acqua, così che le barche potessero galleggiare, e successivamente (1571) derivarono a Groppello un nuovo corpo d’acqua dall’Adda, ricostruirono il ponte-canale sul Molgora e aumentarono l’ampiezza del canale.
Finalmente, nel 1574, il Martesana tornava ad essere navigabile per merito del Governatore Spagnolo a Milano, il duca di Albuquerque che aveva disposto i lavori.
La navigazione sul canale
Da quel momento iniziò per il Naviglio della Martesana un periodo di grande attività che durò fino a tutta la seconda metà dell’Ottocento e che ebbe il suo culmine dopo l’apertura del Naviglio di Paderno nel 1777.
A Milano giungevano derrate alimentari fresche (frutta, verdure, bestiame da macello, formaggi), foraggi e paglia, vino, granaglie (frumento, orzo, miglio e mais, la cui coltivazione era stata introdotta nel ducato nel 1519), materiali da costruzione e laterizi, calce, sabbia, manufatti, utensili vari, sedie e mobili.
Dalla città partivano filati e stoffe e i manufatti delle numerosissime botteghe artigiane di ogni genere. Dopo il 1777, il traffico si fece più pesante: ferro, marmo, sempre più legname, carbone..
Nel 1782 si apre una regolare linea per i passeggeri dal “Tombon de San Marc” alla città lariana e nel 1800 inizia il servizio el barchett de Vaver (Vaprio), la barca corriera resa celebre dal film di Ermanno Olmi, L’albero degli zoccoli.

Il bacino della Cassina de’pomm, grazie anche alla conca che tratteneva le acque, era diventato il principale porto per sabbia e ghiaie; merci che raramente arrivavano fino a San Marco.
La strada alzaia risaliva con la Martesana a sinistra e un canale sulla destra, derivato dal naviglio poco a monte, azionava tre grossi mulini: “bianco” per il frumento, “giallo” per il grano turco e “terzo mulino” perché costruito per ultimo.
Questo poi si ricongiungeva al Martesana, con una rumorosa cascata, subito dopo la conca. Oggi la stessa roggia è quella che alimenta il ruscello e i giochi d’acqua del piccolo Parco della Cassina de’ Pomm.
L’irrigazione dei terreni situati al di sopra della fascia dei fontanili fu a lungo l’uso prevalente del canale, tanto che in un primo tempo la navigazione era limitata a due giorni alla settimana.
Contestualmente al miglioramento della struttura agraria, grazie all’irrigazione, si produsse in epoca barocca una notevole fioritura di ville signorili, volte a godere della comodità del viaggio sull’acqua e controllare le terre di proprietà.


Il Naviglio della Martesana nel ‘900
Nell’intento di adeguare la via d’acqua alle mutate esigenze del traffico, il Genio civile di Milano predispose intorno al 1930 un completo progetto d’ammodernamento e sistemazione del canale.
Negli anni successivi vennero compiuti lavori di regolarizzazione, pavimentazione e in gran parte di completo rivestimento dell’alveo per un tratto di circa 20 km a partire dalla località Monasterolo e vennero costruiti tre sostegni muniti di conca di navigazione, presso Gropello, Inzago e Villa Fornaci.
Le conche:
- Conca di Groppello: h 0,80 metri (1928)
- Conca di Inzago: h 1,35 metri (1930)
- Conca di Villa Fornaci (Bellinzago Lombardo): h 1,40 metri (1930)
L’ulteriore progresso tecnico dei trasporti per via ordinaria faceva sì che il traffico per via acqua perdesse praticamente ogni convenienza: in questo modo, anche il traffico di barche si era ridotto ancora di più.
Con la legge del 18 marzo 1959 n. 141, il Canale Martesana fu cancellato dall’elenco delle vie navigabili, cessando così definitivamente una delle due funzioni che esso svolgeva in passato, venendo declassato a semplice canale irriguo.


In questo splendido video si possono ammirare le fotografie di Domenico Valsecchi, che mostrano le bellezze che si incontrano lungo il Naviglio della Martesana.
Fonti:
- https://it.wikipedia.org/wiki/Martesana
- http://www.vivicassano.it/Conosci_Cassano/Il_Naviglio_della_Martesana/Naviglio_della_Martesana.pdf
- https://www.naviglilive.it/naviglio-della-martesana/
- https://ecomuseomartesana.it/
- Le Conche. Per la Navigabilità dei Navigli Lombardi, 2021.