Navigli e Recovery fund: riaprirli ora per il presente, passato e futuro
E’ giusto o sbagliato utilizzare le risorse del Recovery Fund per riqualificare il sistema Navigli e riaprire i Navigli coperti?
Città Metropolitana di Milano candida il progetto Navigli nel piano del Recoery Fund
Con la richiesta di Città Metropolitana di Milano, di inserire il progetto Navigli all’interno delle proposte cui destinare le risorse del Recovery Fund, si è scatenata una vera e propria bagarre fra i sostenitori della riapertura ed i contrari.
Quest’ultimi vedono i Navigli come un progetto secondario (o anche terziario…), che viene dopo altri problemi della città, e per questo vorrebbero destinare le risorse del Recovery Fund ad altre tematiche, come la riqualificazione delle periferie, l’aumento di case popolari, il potenziamento dei mezzi pubblici e molti altri aspetti legati al sociale.
La scheda 26
Sono 34 i progetti (per un totale di quasi 4 miliardi e mezzo di euro) presentati a Roma che si potrebbero realizzare con le risorse europee del Recovery Fund e che entro il gennaio 2021 verranno consegnate dell’esecutivo di governo all’esame finale di Bruxelles.
Tra l’elenco di questi progetti vi è appunto la scheda 26, quella incentrata sul progetto Navigli, che vede destinare 1 miliardo di euro per la riapertura e riqualificazione del sistema Navigli; una proposta in linea con la programmazione già elaborata ed approvata con il Piano Strategico (PGT 2019).
“La Grande Milano diventa navigabile: ripartire dall’acqua per raccontare le identità di 133 comuni e rilanciare economie sostenibili e patrimoni dimenticati approdando al Turismo 4.0 (…)” stanzia 1 MLD di euro, esattamente 1.013.800.000 per i lavori necessari alla “Riqualifica complessiva della rete infrastrutturale degli oltre 100 km di Navigli e delle loro prossimità considerando tale intervento la prima vera opera Metropolitana […] per la Navigabilità della Rete dei Navigli della CMM (€ 500.000.000,00 per la navigabilità nel capoluogo milanese + € 500.000.000,00 per la navigabilità nel restante territorio metropolitano”.

Favorevoli e Contrari all’utilizzo dei fondi del Recovery Fund per il “Progetto Navigli”
I contrari
Giuseppe Ucciero
Tra i contrari, spicca in rete l’articolo di Giuseppe Ucciero per Arcipelago Milano, il quale, “a gamba tesissima”, apre così il suo pezzo: “Ci siamo distratti e abbiamo sbagliato. Credevamo che la battaglia dei Navigli al centro di Milano fosse una partita ormai chiusa, e invece no, incredibilmente risorge e proprio nel momento di massima sofferenza sociale”.
Ucciero, riguardo la Riapertura, sostiene infatti che “la gran parte del vantaggio economico consiste nel cosiddetto valore “edonico”, insomma l’incremento del valore immobiliare degli edifici privati che sorgono attorno ali Navigli del centro“.
Per tanto, preferirebbe “allocare risorse per i servizi sociali e di prossimità: asili, scuole, servizi e strutture per gli anziani, edilizia popolare, alla condizione dei disabili, alla moltiplicazione dei luoghi di aggregazione“.
Paolo Zinna
Successivamente analizzeremo la risposta di Roberto Biscardini, presidente dell’ass. Riaprire i Navigli, ora continuiamo con la lettera aperta di Paolo Zinna, che riprende il dibattito intercorso tra i due sopra citati su Arcipelago Milano, per ribadire la sua volontà di destinare i fondi del Recovery Fund su altre tematiche.
Zinna inizia così “Non chiamiamolo “riaprire i Navigli”, i navigli storici erano canali con prevalente funzione di vie di trasporto commerciale – ciò che oggi si propone è una pregevole ipotesi urbanistica di rigenerazione della città, soprattutto nelle aree centrali e semicentrali interessate: è in quest’ottica che dobbiamo proporlo e valutarlo“.
Tra i bisogni primari dei cittadini milanesi, Zinna inserisce al primo posto “il bisogno insoddisfatto di una casa: più di diecimila famiglie hanno richiesto l’assegnazione di una casa popolare nel bando del 2019, se ne assegnano poche migliaia fra Comune – MM e Aler, nascono sempre nuove necessità, lo stock di inevaso, così, non finirà mai”.
Poi individua un secondo problema nella mobilità cittadina urbana, che andrebbe potenziata anche in vista della pandemia COVID che vede diminuire del 50% circa la capienza massima dei mezzi di trasporto pubblici, sostenendo infatti che “Forse la Città Metropolitana, con 500 milioni, potrebbe proporsi un grande progetto di investimento sia in infrastrutture che, soprattutto in mezzi rotabili adeguati.”
I favorevoli
Tra i favorevoli ovviamente ritroviamo il presidente dell’associazione Riaprire i Navigli, Roberto Biscardini su Arcipelago Milano
Biscardini risponde a Ucciero sottolineando “come il progetto di riapertura dei Navigli in Milano e di riqualificazione dei Navigli esistenti potrebbe opportunamente essere parte di un grande progetto ambientale, milanese e regionale, coerente con le finalità europee, con gli indirizzi e lo sforzo innovativo richiesto dall’Unione Europea per contrastare gli effetti del cambiamento climatico e della perdita di biodiversità“
Biscardini fa quindi il punto sui benefici che porterebbe la Riapertura alla città ed ai milanesi, rappresentando “un punto di svolta ambientale e di rigenerazione urbana per Milano, un progetto Green Deal ante litteram, non un costo per la collettività, ma un investimento con quantificate ricadute attive per l’economia e il lavoro, come abbiamo dimostrato nella ricerca cofinanziata da Fondazione Cariplo“.

Conclusioni e commenti
Molti sono stati i commenti a sostegno degli autori, sia tra i favorevoli che tra i contrari.
Ne riporterò qualcuno, tra i più interessanti, prima di scrivere il mio pensiero personale.
I commenti
FAVOREVOLE, Stefano Topuntoli: “Vale la pena di spendere mezzo miliardo di euro per rifare i Navigli, o non sarebbe meglio usare queste risorse pubbliche per soddisfare altri bisogni della città, a mio avviso più urgenti e rilevanti?” Volendo seguitare con questo tipo di logica si potrebbero elaborare equipollenti concetti sentiti a volte uscire dalle bocche di popolani avventori di bar dello sport ma anche dalle fauci secche, per il troppo parlare, di demagoghi in cerca di facili consensi.
Qualche esempio: Vale la pena spendere milioni di euro per trovare il rimedio che guarisce pochi malati di malattie rare, non sarebbe meglio usare quei soldi per debellare definitivamente la malaria che ogni anno miete milioni di vite? Vale la pena spendere milioni di euro in inutili esplorazioni spaziali, non sarebbe meglio usare quei soldi per togliere la fame nel mondo? Vale la pena finanziare con milioni di euro assurde ricerche accademiche che non portano a nulla invece di sistemare definitivamente il dissesto idrogeologico, vera epidemia endemica che affligge il territorio italiano?
Questo modo di ragionare denota debolezza di argomentazioni, è uno stile da campagna elettorale, da comiziante che presuppone che gli astanti siano tutti dalla sua parte, uno stile che non ammette dissenso per l’ovvietà intrinseca delle tesi.”
CONTRARIO Cesare Mocchi: Ahimè, condivido tutto quanto detto nell’articolo (di UCCIERO). Davvero non ci sono opere di utilità sociale maggiore a cui destinare quei 500 milioni di euro? Case, scuole, sanità, tutto è stato messo in crisi dal Covid… e i soldi li mettiamo per riaprire i Navigli? Mi sembra una follia.
FAVOREVOLE, Franco Bonelli: “Penso che una città senz’acqua sia una città senz’anima. Qualunque città del mondo è nata e si è sviluppata sull’acqua e grazie all’acqua. Anche Milano non fa eccezione da questo punto di vista. L’acqua è salute, allegria, possibilità di progettare spazi dedicati al verde, al tempo libero e tanto altro. Milano ha anche un grande problema: quello di rimanere alla mercé delle piogge e delle esondazioni di quei torrenti che costituivano il reticolo idrografico della città ma che sono stati interrati e intubati perché trattati come fognature per decenni.
Riaprire i Navigli, e, perché no, progettarne altri, dove si può (e si potrebbe in tantissimi luoghi), prevedere laghetti, darsene, scali è un’idea bellissima che deve essere accompagnata alla risoluzione del problema del Seveso e dell’Olona e della riqualificazione dei Navigli esistenti. È un progetto che riguarda l’intera regione, e a cui tutti dovremmo dare il nostro sostegno”.
CONTRARIA, Zagaglia Anna Rita: “Il secondo crollo delle cantine al civico 8 di via Santa Sofia, con i suoi 80 sfollati, per il cedimento del terreno “troppo friabile” dovuto ai lavori del nuovo tratto della metropolitana, dovrebbe far comprendere l’assurdità e la pericolosità di questo progetto dei “finti Navigli”.
FAVOREVOLE, Mario Vitale: “Purtroppo le altre priorità ci sono sempre, non esiste al mondo “il paradiso terrestre” che non ha problemi. […] Riguardo le risorse economiche si può constatare che vengono eseguite opere non prioritarie, magari di minore entità, ma messe insieme tutte hanno un certo costo. Ad esempio, la riqualificazione di via Giambellino con marciapiedi mattonellati in pietra, piazza S. Agostino, e l’inutile vasca “fontana” in via Delle Forze Armate, tra le vie Bianca Milesi e Cancano, la quale è un’enorme voragine che doveva essere piena d’acqua, e non lo è quasi mai, e quando lo è, ve ne poca, putrida e stagnante e solo in una parte della vasca. Pertanto si possono riaprire i Navigli coperti e salvaguardare tutti i Navigli lombardi.”
CONTRARIO Giuseppe Santagostino: Come tutti i (veri) milanesi amo il Sistema dei Navigli anche se, come cantava Ivan della Mea, si trattava il più delle volte di acqua marcia e scarichi putridi. Il problema non è Navigli sì o Navigli no, ma se è possibile immaginare un progetto industriale ed urbanistico che renda possibile un loro sviluppo moderno (riapertura della Cerchia compresa). I primi Navigli furono opportunità e portarono ricchezza, quelli sin qui immaginati sono solo nostalgia e costi: occorre trovare una o più industrie connesse alla riapertura che ripaghino, anche in un arco secolare, gli investimenti che dovremo fare. Quelli di MM al momento sono solo costi e giustamente Sala, che di conti se ne intende, al momento glissa.
FAVOREVOLE, Alessandro Villoresi: “Non dobbiamo pensare in modo esclusivo, che la realizzazione di un progetto virtuoso, possa impedire il compimento di altre opere utili per la collettività. La candidatura della Città di Milano per ospitare Expo 2015 e le Olimpiadi invernali del 2026 non sono state contrapposte alla realizzazione di case popolari o per migliorare i trasporti. L’acqua è un bene primario, ogni opera che la valorizza e la riqualifica, come risorsa, dovrebbe essere programmata e realizzata.
La riapertura dei navigli resta un’importante infrastruttura regionale che collega il bacino idrografico dell’Adda con quello del Ticino. Son convinto che l’Europa guarderebbe con interesse la riapertura dei navigli come esempio di un’opera compatibile con l’ambiente in un’area fortemente urbanizzata.”
CONTRARIA Sabina: La riapertura dei navigli asce da molto lontano, e’ un simulacro di abbellimento di milano che in dieci anni non convince ne’ interessa piu’ i milanesi per gli argomenti da lei approfonditi, ma resta un blocco di interessi dietro i quali si muovono sempre le consorterie elettorali. Grazie del suo impegno in un momento di sempre piu’ grande sconcerto per la crisi economico socia della pandemia
FAVOREVOLE Giorgio Goggi: “Nel bilancio comunale ci devono essere fondi per risolvere i bisogni pregressi e per trasformare e far avanzare la città . Se non si investe su entrambi si risolvono alcuni bisogni pregressi ma la città non evolve e alla lunga su ha perdita di opportunità e di occasioni di reddito con impoverimento dei cittadini più deboli.Quanto al Covid può essere un’opportunità, nessuno può pensare che il futuro sarà uguale al passato. Occorrerà meno immobiliare speculativo, più case popolari, più qualità ambientale. Da quest’ultima passeranno le opportunità per il futuro sviluppo per tutti i cittadini, e i Navigli avranno un grande ruolo.”
FAVOREVOELE prof. Antonello Boatti: i falò di libri, documenti ecc. alla memoria di tutti richiamano tristi scenari del passato. L’atteggiamento è tipico di chi non ha argomenti da contrapporre a una idea innovativa, coraggiosa e che indirizzerebbe Milano verso un futuro più vivibile, con più spazio vitale per i cittadini e molto meno per un traffico veicolare privato inquinante e non giustificato da reali esigenze. Tutto l’articolo (di UCCIERO) è infarcito di slogan e affermazioni apodittiche mai suffragate da ragionamenti o argomentazioni
FAVOREVOLE prof Marco Prusicki: “Vorrei aggiungere qualche ulteriore precisazione ai commenti che hanno ben evidenziato il ruolo strutturale del progetto di riapertura dei Navigli milanesi (riferito all’articolo di UCCIERO) […]
I) SULLA NAVIGABILITÀ. I “nuovi Navigli milanesi” prevedono la navigabilità dell’intero percorso, come previsto dallo studio multidisciplinare del Politecnico coordinato dal prof. Antonello Boatti (con l’apporto dell’Università Statale di Milano e di Pavia e di numerosi esperti esterni, avvalendosi di contributi di varie associazioni e istituzioni culturali) elaborato tra il 2013 e il 2015 per conto dell’Amministrazione Comunale, che, a seguito dei risultati del referendum del 2011, nel PGT approvato nel 2012 ne indicava schematicamente il tracciato. La navigabilità è stata poi confermata nei successivi approfondimenti di fattibilità tecnico-economica sviluppati da MM s.p.a (dal 2017 e tuttora in corso).
II) SUL FATTO CHE IL PROGETTO SIA STATO CACCIATO DALLA PORTA. L’intenzione di portare avanti il progetto di riapertura totale è stata pubblicamente riaffermata dal Sindaco Giuseppe Sala il 5 febbraio 2019, in occasione della presentazione dei risultati del “dibattito pubblico” relativo alla proposta di riapertura dei primi 5 tratti, anche sulla base di molte delle istanze presentate. In quella circostanza, il Sindaco si è anche impegnato a estendere lo “Studio di Fattibilità tecnico-economica” all’intero tracciato (in corso di elaborazione) e a trovare le risorse necessarie per realizzare l’opera al di fuori del bilancio comunale, per non “sacrificare ai Navigli altre priorità del Comune”. La riapertura dei Navigli milanesi è stata poi ulteriormente confermata come una delle azioni strategiche del PGT vigente, adottato il 5 marzo 2019 (e poi approvato dal Consiglio Comunale il 14 ottobre 2019), ribadendone il ruolo fondamentale nel processo di “transizione ambientale”, per il quale, il 19 luglio 2019 è stato creato un nuovo Assessorato e una apposita Direzione Generale.
III) SULLA QUESTIONE DELLE PRIORITA’ DEGLI INVESTIMENTI. Nelle “linee guida” messe a punto dal Governo per la definizione del “Piano nazionale per la ripresa e la resilienza” ai fini del Recovery Fund, vi è una precisa identificazione degli obiettivi e conseguenti priorità di investimenti in coerenza con quelli della UE, espressi in 6 “missioni” e relativi ambiti tematici. È lecito immaginare che la richiesta di finanziamento di cui alla scheda n.26 avanzata da Città Metropolitana attenga ad una di queste, ad esempio quella della “rivoluzione verde e transizione ecologica”, i cui ambiti tematici trovano molte corrispondenze con le finalità del progetto. Non si tratta quindi di “distogliere” risorse ad altre necessità – come quelle condivisibilissime, citate dall’autore dell’articolo – ma di cogliere un’occasione straordinaria per contribuire in modo sostanziale a migliorare le condizioni di vita del territorio nell’interesse di tutti i cittadini e dei loro ospiti, agendo simultaneamente su una molteplicità di aspetti (Ambiente, Agricoltura, Cultura, Economia, Energia, Idraulica, Mobilità, Paesaggio, Sport-tempo libero, Turismo), con effetti positivi ampiamente dimostrati, per i cui approfondimenti si rimanda ai numerosi documenti disponibili.

Navigli e Recovery Fund: il mio pensiero
Un progetto ambientale e urbanistico
Come già espresso altre volte, tengo a precisare che bisogna vedere il progetto di Riapertura dei Navigli, non solo come un progetto di infrastruttura idraulica, ma come un progetto di riqualificazione e rigenerazione ambientale e sostenibile, un progetto di urbanistica, capace di migliorare la vita e la qualità di tutti i cittadini, non solo quelli del centro città.
Capisco le problematiche avanzate dai contrari, che vorrebbero investire le risorse del Recovery Fund sulle tematiche sociali; però è bene capire che una cosa non esclude l’altra, e inoltre condivido totalmente il pensiero di Stefano Topuntoli sopra citato.
Ritengo inoltre che, utilizzare questi fondi “solo” per le tematiche sociali sia una scelta sbagliata (e un po’ “paracula”, come si suol dire “in francese”), cadendo nel becero populismo. Sia chiaro, non voglio esser frainteso, sicuramente le tematiche sociali sono importanti, ma non penso siano queste le risorse da richiedere con il recovery fund.
(Per esempio per il problema delle case popolari, consiglierei innanzitutto di liberare gli immobili abusivamente occupati, consegnare quelli vuoti e impegnarsi nella lotta ai “finti poveri”, che lavorando in nero dichiarano 0 euro di reddito… ma questo è un altro discorso).
Non un costo, ma un investimento
Le amministrazioni locali devono essere ambiziose, “devono puntare alla creazione di progetti memorabili”, per usare le parole del mio amico Daniele Z., devono trovare il coraggio di investire in un progetto capace di portare innanzitutto prestigio alla città, e di conseguenza, di creare nuovi posti di lavoro (tra cui i green jobs), accrescendo l’economia locale, ed aumentando la capacità di attrarre investimenti esteri.
Ecco, il progetto di Riapertura non è quindi un costo, ma bensì un investimento, perchè questo porterà inevitabilmente a diverse ricadute economiche sulla città, oltre che un aumento di turisti ed il conseguente aumento di nuove attività lavorative.
I soldi che questo progetto porterà nelle casse del Comune di Milano, potranno esser utilizzati in parte per la creazione di nuove case popolari, in parte per asili nidi comunali e in parte ancora per potenziare la mobilità pubblica.

TRASFORMARE LE CITTÀ
Ma poi pensateci bene… che bello dev’essere poter camminare liberamente o pedalare in sicurezza lungo il naviglio riaperto nella cerchia interna, circondati da alberi, piante e fiori; cosa che oggi non è minimamente immaginabile, in cui si è invece circondati da auto, inquinamento e rumori del traffico cittadino, immersi nel “grigiume” dell’asfalto e dello smog…
Questo porterebbe inesorabilmente a migliorare la qualità della vita dei cittadini, poichè, è risaputo, che la natura ha un “effetto pacifico” sull’uomo (ecopsicologia). Infatti, il contatto con la natura è fondamentale per la salute psichica e fisica di ogni individuo.
Questo progetto consentirebbe inoltre di trasformare la città di Milano da “a misura di macchina” a “a misura d’uomo” e si avvicinerebbe alle nuove proposte che stanno nascendo in direzione della sostenibilità ambientale e sociale che stanno prendendo piede nelle grandi città europee.
Come per esempio quella proposta dalla sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, che ha recentemente promosso il progetto detto “La città dei 15 minuti”, il quale prevede che ogni cittadino raggiunga in un quarto d’ora, a piedi o in bicicletta (in sicurezza), i servizi necessari per mangiare, divertirsi e lavorare.

Benefici
La Riapertura dei Navigli permetterebbe quindi di:
- riqualificare il centro città e pedonalizzarlo (una grande zona 30 ricca di spazi verdi e di aggregazione);
- collegare i parchi cittadini, da nord a sud, da est a ovest, lungo una dorsale “verde-azzurra”, creando corridoi semi naturali in cui camminare (la riduzione del traffico consentirebbe un miglioramento della viabilità dei mezzi pubblici, che non saranno più bloccati nel traffico cittadino della cerchia interna);
- creare nuovi lavori e green jobs collegati al turismo ed alle attività correlate alla manutenzione del verde e del canale;
- attirare nuovi investitori (pensiamo ad esempio alla zona di Garibaldi, e di come la riqualificazione del quartiere abbia consentito di attrarre investitori esteri, cinesi e arabi in primis, ad investire sulla nostra città) e nuove aziende europee;
- creare una (vera) rete di percorsi ciclopedonali, sicuri ed efficienti;
- diminuire l’inquinamento (entro il 2030 il Comune di Milano intende comunque pedonalizzare il centro città);
- permettere di risolvere, in parte, i problemi legati alle esondazioni del Seveso;
Mentre la riqualificazione dell’intero sistema Navigli consentirebbe di mettere in sicurezza e finalmente sfruttare turisticamente tutta la rete verde azzurra dei Navigli e delle Alzaie.
Dobbiamo tornare a far vivere i Navigli “periferici”, a dotarli di servizi turistici e tecnici, come chioschi, panchine, fontanelle, ma anche rastrelliere per le biciclette, colonnine per ricaricare le e-bike e ciclofficine.
Riscopriamo i canali, riscopriamo il piacere di muoverci lentamente e in sicurezza, riscopriamo noi stessi e la sintonia che l’uomo ha con i corsi d’acqua, sul motto del progetto SWARE: “L’acqua che unisce”.
ANDIAMO VELOCI VERSO LA MOBILITA’ LENTA. RIAPRIAMO I NAVIGLI
Fonti
https://www.arcipelagomilano.org/archives/56968
https://www.arcipelagomilano.org/archives/57040
https://www.contropiede.eu/2020/10/31/lettera-aperta-a-roberto-biscardini-sui-navigli/