L’itinerario da Castelletto di Cuggiono a Turbigo lungo il Naviglio Grande
Questo itinerario è adatto a chi vuole fare una bella passeggiata lungo l’alzaia del Naviglio Grande, immersi nel bellissimo Parco del Ticino: un’area naturale protetta istituita il 9 gennaio 1974, divenendo così il più antico parco regionale d’Italia, nonché il più antico parco fluviale d’Europa.
- Modalità di percorrenza consigliata: in bicicletta.
- Chilometri A/R: 20 circa
- Fondo stradale prevalente: pista ciclopedonale asfaltata e strada provinciale.
- Luoghi di interesse: L’antico lavatoio di Castelletto, Ponte a schiena d’asino di Castelletto di Cuggiono, Villa Clerici (non visitabile), Cooperativa Raccolto, Cascina Padregnana, conca di Turbigo, scala di conche della centrale idroelettrica Castelli e centro storico.
- Attività: Ponte Tibetano di Turbigo (gratuito).

L’itinerario
Punto di partenza di questo itinerario è la frazione di Castelletto di Cuggiono, un piccolo borgo che nasce lungo le rive del Naviglio Grande, divenuto anche famoso grazie al Regista Ermanno Olmi, che scelse questa piccola cittadina per ambientare alcune scene del film del 1978 “L’albero degli zoccoli“.
Nella pellicola sono state riprese alcune delle vie storiche in acciottolato, la piccola chiesa parrocchiale, Palazzo Clerici, il ponte di pietra e l’imbarcadero-lavatoio posto poco prima.

Partendo dal bellissimo ponte di pietra a schiena d’asino di Castelletto di Cuggiono, ci lasciamo sulla sinistra la rinomata Osteria del Ponte (dove potrete fermarvi a mangiare una gustosa tagliata di Black Angus o altri piatti caserecci) e pedaliamo in direzione nord.
Il ponte di pietra a schiena d’asino
L’aspetto odierno del ponte risale al 1735, anno in cui venne effettuato l’ultimo (rilevante) restauro: a ricordarlo è una lapide visibile sul pilone ovest. Tuttavia il ponte fu costruito nella seconda metà del Cinquecento, per rimpiazzare il fragile ponte di legno più volte distrutto dalle piene.

Villa Clerici
Poco più avanti, sulla destra, incontriamo la (un tempo) maestosa Villa Clerici, costruita intorno al XVII secolo dal Marchese Clerici. La villa conferisce proprio il nome alla frazione “Castelletto” di Cuggiono, infatti il toponimo rimanda proprio alla presenza di questo piccolo castello.
Il complesso, rimaneggiato nel corso dei secoli dai vari proprietari della famiglia Clerici, nasce come casa nobiliare verso la fine del Seicento, inglobando edifici precedenti tra cui alcune strutture difensive. Al XVIII secolo risale la progettazione del parco che circonda l’edificio, nel quale spicca la grandiosa scalinata barocca (ancora oggi ben visibile) che scende dalla Villa sino alle acque del Naviglio e che un tempo veniva utilizzata come imbarcadero dove erano soliti attraccare gli ospiti.

Pare che i Clerici, ricca famiglia di banchieri, investirono una vera e propria fortuna per apparire al pari di altri nobili locali e vollero per la loro Villa la costruzione di ben 365 finestre, una per ogni giorno dell’anno, e 12 balconi, uno per ogni mese e ben 4 torri, una per ogni stagione. Tuttavia di queste oggi ne rimangono solamente 2, forse perché ormai non esistono più le mezze stagioni!
Nel 1871, la famiglia Clerici cadde infine in rovina e fu costretta a vendere la villa, che fu così adibita prima ad orfanotrofio e poi trasformata in una filanda , la cui trasformazione comportò inevitabili e disastrose modifiche alla struttura interna oltre che la realizzazione di una grande vasca per la candeggiatura dei tessuti su uno dei terrazzamenti del giardino pensile.
Nel 1950 la villa venne infine venduta alla famiglia Pacchi che la adibì a magazzino, lasciandola a se stessa e all’inevitabile deperimento. Solo nel 1973 l’edificio venne vincolato, ma questo di fatto non portò nessun miglioramento alla sua condizione che infatti continuò e continua tutt’oggi a peggiorare
Natura e cave di sabbia
Proseguendo lungo la pista ciclopedonale, verremo circondati dalla natura del parco del Ticino, dove se si è fortunati, si possono incontrare diversi animali che abitano il bosco, uccelli rari e cigni che nuotano nel Naviglio Grande.
Dopo una curva che costeggia l’ansa del Naviglio, incontriamo un vecchio barcone utilizzato per trasportare la sabbia a Milano dalle numerose cave presenti in questo territorio.
Tutti i barconi avevano degli adesivi posti sullo scafo a prua che indicavamo l’origine di provenienza del barcone in transito. Ogni barcone poteva trasportare quasi 200 tonnellate di sabbia, quasi quanto 5 autotreni!
CI voleva veramente tanto ad arrivare a Milano, quasi 6 ore, mentre ce ne volevano il doppio a risalire la corrente! Le chiatte, non avendo motori, utilizzavano infatti la corrente del Naviglio per discenderlo; invece al ritorno venivano trainate dai cavalli (clicca qui per scoprire come si navigava un tempo sui Navigli).

Robecchetto e la Cascina Guado
Continuando a pedalare in direzione nord, arriviamo a Robecchetto. Sulla destra, ad un certo punto, si noterà la Cascina Guado, luogo in cui sono state girate anche alcune scene del film di Checco Zalone del 2011 “Che bella giornata”.
La cascina Guado è qualificata come “storica del territorio Lombardo”, facente parte del patrimonio culturale e paesaggistico rappresentato dai nuclei rurali e dal sistema delle cascine presenti sul territorio della valle del Ticino
All’interno della Cascina del Guado hanno sede le “Officine Creative del Guado“, che ereditano le istanze culturali sulla produzione artistica dal centro di aggregazione per artisti e intellettuali degli anni settanta.
Le Officine Creative del Guado vogliono mettere in luce le qualità creative dei giovani e valorizzare, in particolare, gli aspetti della sperimentazione. Oltre alle attività di formazione vengono organizzate anche esposizione in cui emergono le tendenze dell’arte contemporanea giovanile e trasformano il luogo in uno spazio di socialità e di aggregazione.
Oggi dalla Cascina Guado, che dal 2011 è stata inserita da Regione Lombardia nei “Centri e luoghi dell’Arte Contemporanea in Lombardia”, prendono le mosse rilevanti progetti e interventi socio-culturali, come Inverart ed il Padiglione d’Arte Giovane.

Robecchetto con Induno e la Cascina Padregnana
Successivamente si entrerà nel territorio di Robecchetto con Induno, dove a ridosso del ponte, sulla destra, incontriamo la Cascina Padregnana ed il piccolo borgo nel quale è inserita. Anticamente il complesso di edifici ospitava, oltre la cascina, anche un’osteria gestita da ecclesiastici, periodo a cui risale l’affresco votivo raffigurante una Crocifissione, ancora presente sul muro dell’edificio.
L’intero complesso ha subito, nel corso dei secoli, diverse modifiche, per adattarsi alle nuove funzioni; tuttavia l’insieme permette comunque di percepire la fisionomia e distribuzione originaria dei fabbricati e degli spazi di lavoro.
In prossimità della cascina è visibile il ponte della Padregnana, che congiunge le due sponde del Naviglio Grande. L’edificio attuale, in blocchi di pietra squadrata, fu costruito nel 1604 in sostituzione di uno precedente in legno.

Turbigo: lo sbarramento e la centrale termoelettrica
Superato il ponte pedaliamo ancora per qualche km fino ad incontrare lo sbarramento di Turbigo, l’unica “conca” del Naviglio Grande.
La conca, o chiusa, è una sorta di ascensore per le barche, che permette di superare un dislivello, consentendo così alla barca di scendere a valle o risalire a monte di questo.
In questo caso però, più che di conca, si parla di sbarramento. Possiamo infatti dire che, ad oggi, il Naviglio Grande si “origina” da qui.
Se ti interessa sapere come funzionano le conche CLICCA QUA

Alla sinistra di questa si può ben notare la Centrale termoelettrica costruita nel 1928, le cui sei ciminiere sono visibili da molti chilometri di distanza: la centrale è oggi la più grande presente in Lombardia.
Turbigo: la centrale idroelettrica Castelli e la scala di conche
Successivamente incontriamo un’altra centrale, quella idroelettrica dell’Enel detta “Castelli”, in quanto intitolata all’ingegnere Castelli, costruita nel 1946 a sostituzione del vecchio impianto del 1904.
La centrale idroelettrica Castelli sviluppa ancora oggi una potenza di 10MW, sfruttando un dislivello di 9 m, e utilizzando un gruppo verticale mosso da una turbina Kaplan, con una portata massima di 135 m³/s. Le acque di scarico della centrale confluiscono in parte nel Naviglio Grande, in parte nel Ticino attraverso un canale che alimenta la centrale di Turbigo Inferiore.
Degna di nota è sicuramente la scala di conche della centrale, costruita in contemporanea alla centrale ad inizio Novecento, al fine di sfruttare il salto d’acqua per produrre energia.

Turbigo: centro città e castello
Tornando indietro, si può imboccare il ponte di via Roma per entrare in paese e visitare il centro storico ed il castello, che con la sua struttura a pianta quadrangolare in pietra squadrata e mattoni è probabilmente l’edificio più evidente del comune.
Il castello venne edificato a più riprese a partire dal IX secolo sui resti di una fortificazione romana; fu più volte demolito e ricostruito dai numerosi proprietari che si succedettero. Oggi è diventato una residenza privata, di conseguenza non è aperto al pubblico, ma lo si può ammirare dall’angolo di via della chiesa, sulla quale si affaccia l’arco d’ingresso che riporta lo stemma visconteo.
Turbigo – località “Tre Salti” : Ponte tibetano sospeso
Da Turbigo imbocchiamo la grande via Allea Comunale, superiamo il ponte sul Naviglio e continuiamo lungo via Roma fino all’imbocco con via Novara. Da qui, pochi metri più avanti, svoltiamo a destra in via Tre Salti e proseguiamo dritto lungo la via, entrando così nell’omonima frazione.
Continuando a pedalare ci ritroviamo quindi il ponte sul Canale Scaricatore, lo attraversiamo e giriamo a sinistra; dopo poche decine di metri giungeremo finalmente al ponte tibetano, che permette di attraversare il canale scaricatore della Centrale.
Si tratta di un ponte sospeso in acciaio e legno lungo circa 70 metri e sospeso a 8 m dal pelo d’acqua. La traversata è avventurosa, ma sicura purchè si rispettino le poche regole indicate sulla cartellonistica: bici alla mano e attraversamento in fila indiana.
Se non hai ancora voglia di tornare indietro, superato un boschetto, ti troverai sul Ticino. Qui c’è una spiaggetta di sassi dove potrai riposarti, prendere il sole o rinfrescarti puciando i piedi nel fiume, al confine con il Piemonte.

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Fonti:
- https://artspecialday.com/9art/2016/09/03/italia-nascosta-villa-clerici/
- https://parcoticino.eguide.it/?poi=ponte-cascina-padregnana
- https://www.guadoofficinecreative.it/
- http://wikimapia.org/17967717/it/Centrale-Idroelettrica-Castelli

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