La storia del “Battello Missionario” Pio XI: l’imbarcazione che salpò dalla Darsena per raggiungere il Sudan
Sapevi che quasi un secolo fa, un’imbarcazione giunse in Sudan partendo proprio dalla nostra Darsena?
Si tratta dell’imbarcazione Pio XI, che, giunta da Venezia, arrivò in Darsena a Milano sabato 26 giugno 1926, passando prima dal Po, poi dal Ticino e infine dal Naviglio Pavese.
L’imbarcazione era stata costruita a Venezia appositamente per i Padri Missionari di Venegono, comboniani ambrosiani che operavano nelle terre del Sudan, grazie a una sottoscrizione popolare alla quale parteciparono anche numerose associazioni cattoliche della diocesi di Milano, sotto l’egida di papa Pio XI, al quale il battello stesso venne dedicato.
Il battello era lungo 17 metri e largo quasi 4 metri, composto da due motori, ognuno della potenza di 40 cavalli, che azionavano le due eliche necessarie per il controllo dell’imbarcazione tra le correnti del Nilo mentre due alberi con le relative velature permettevano di utilizzare i venti.

Il Viaggio
Il battello partì da Venezia il 19 giugno e giunse a Milano 8 giorni più tardi, navigando solamente di giorno, per un totale di 51 ore di navigazione effettiva e 424 chilometri percorsi.
Il Racconto del viaggio sul Naviglio Pavese dalla Pagina Milano Scomparsa:
“Per navigare sul Naviglio Pavese era stato abbassato il livello dell’acqua di alcune decine di centimetri ed era stata totalmente smontata la coffa del battello. Il motivo erano i tanti ponti molto bassi che costellavano il canale.
Quando il battello giunse a Binasco incontrò una folla di ciclisti milanesi che erano andati incontro per festeggiare i missionari a bordo; giunti alla Conca Fallata il battello fece una sosta per mostrare ai numerosi milanesi presenti l’interno della barca.
L’ultimo, peggiore ostacolo era il Ponte della Conchetta, il più basso di tutti. Per passarci sotto furono fatti salire a bordo decine e decine di milanesi, per “fare zavorra”. Per pochi centimetri il natante riuscì a sottopassare il ponte”.

L’arrivo in Darsena a Milano e la benedizione del battello
Durante quella giornata, un’enorme folla di persone si riunì in Darsena per festeggiare i missionari, mentre il battello veniva ripulito e riverniciato per prepararlo alla festa del giorno dopo.
La mattina successiva (domenica 27 giugno 1926), una folla ancor più grande assistette alla benedizione del battello, che venne ufficialmente chiamato Pio XI.
La benedizione fu fatta dal cardinale Eugenio Tosi, arcivescovo di Milano, alla presenza delle autorità cittadine, dell’intera Curia milanese, i famigliari di Papa Pio Xi, e del commendatore Dal Verme, presidente del “Comitato Milanese ProAfrica” che aveva finanziato il progetto.
“Una fanfara suonò marce e inni, le bandiere sventolarono tra applausi, preghiere e canti. I rappresentati di Porta Ticinese consegnarono un trespolo rosso, simbolo del Sestiere.
Quando le campane di Sant’Eustorgio e San Gottardo iniziarono a suonare il silenzio scese sulla Darsena e il cardinale Eugenio Tosi salì sulla Pio XI, dove era stato montato un altare. Venne celebrata la messa e al termine il conte Dal Verme consegnò ufficialmente la barca ai Padri Missionari” (da Milano Scomparsa)
Per la benedizione erano giunte anche diverse imbarcazioni e canoe delle due Canottieri di Milano: la Canottieri Milano e la Canottieri Olona
Terminata la celebrazione, la Pio XI venne aperta alle visite guidate per il pubblico ed i festeggiamenti proseguirono per l’intera giornata.

La partenza per l’Africa
Il 1° di luglio il Pio XI ripartì per Venezia, discendo quindi il Naviglio Pavese e le sue 12 conche, per entrare poi nel Ticino a Pavia e infine nel Po, per raggiungere Venezia nell’agosto dello stesso anno.
Da qui fu poi imbarcato sul grande mercantile Loredana, della Linea delle Indie, carico di missionari di Venegono per il Sudan, dove il Pio XI avrebbe iniziato il suo servizio sul Nilo.
Dopo il lungo viaggi in mare e attraversato il Canale di Suez, il mercantile giunse a Porto Sudan, dove fu caricata su uno speciale convoglio ferroviario per arrivare a Khartoum, capitale del Sudan.
Qui il battello iniziò la sua attività di collegamento tra le varie missioni dei Padri Comboniani che costruirono scuole e ospedali in tutto il Sudan, oltre a fare da servizio di collegamento sul Nilo bianco tra le città di Karthoum e Wau, su un percorso fluviale lungo migliaia di chilometri.
Da allora e per oltre un decennio, così, quell’agile imbarcazione fece la spola tra le stazioni missionarie lungo il Nilo Bianco, coprendo oltre 15mila chilometri all’anno, assicurando un collegamento stabile e, in diverse occasioni, portando in salvo malati e feriti.
Il Pio XI rese preziosi servizi, specialmente per le stazioni tra gli Shilluk. Nel 1936 veniva venduto ad una compagnia italiana per il trasporto del caffè verso Gambela. Divenuto ormai antiquato come mezzo di trasporto, venne spostato sul fiume Baro, per un servizio più moderato.
Durante la seconda Guerra Mondiale i motori vennero seppelliti nella sabbia per evitare di farli utilizzare per scopi bellici.
Come ricorda il giornalista Luca Frigerio nel suo articolo per Chiesadimilano.it, “Sul battello “Pio XI” era stato collocato anche un piccolo altare, con una pala di bronzo, realizzata da un celebre scultore dell’epoca, Eugenio Bellosio, che raffigurava la Madonnina del Duomo di Milano, come ulteriore legame con la terra ambrosiana, dove erano incisi i nomi dei principali benefattori di quel generoso progetto. Quella pala esiste ancora e oggi si trova nella sede comboniana di Khartum, ed è una presenza familiare per quanti hanno operato nel Sudan”.

Questa bellissima storia è stata riscoperta soltanto poco tempo fa, grazia a Dino Tosi mentre cercava notizie del padre Antonio, che non ha potuto conoscere.
Dino sapeva che da giovane suo padre era entrato nella Congregazione dei Figli del Sacro Cuore, cioè tra i missionari comboniani, e che dopo un periodo di formazione nell’istituto di Venegono Superiore, avendo professato i voti temporanei, era partito alla volta del Sudan, rimanendovi fino al 1932, quando dovette tornare a casa perché colpito dalla malaria…
Dino Tosi ha però un sogno: realizzare una copia della Pio XI e collocarla in Darsena a Milano, per onorare la memoria del padre e di tutti i missionari che sono andati laggiù, tra le genti dell’Africa centrale, per annunciare il Vangelo con l’esempio della carità cristiana.
Fonti:
– https://www.milanocittastato.it/wp-content/uploads/2020/01/Domenica-del-Corriere-11-luglio-1926.pdf
– https://www.chiesadimilano.it/news/arte-cultura/1926-il-battello-dei-missionari-dalla-darsena-di-milano-al-nilo-bianco-339088.html
– Milano scomparsa https://www.facebook.com/MilanoScomparsa
– Simone Lunghi
Interessantissimo!
Grazie mille 🙂