Gian Galeazzo Visconti: il primo Duca di Milano
Dopo più di 100 anni di Signoria, (l’antico Stato italiano nato nel maggio del 1259 a seguito dell’elezione di Martino della Torre a signore di Milano), l’11 maggio 1395, la città di Milano diventa un Ducato, con a capo Gian Galeazzo Visconti.
Gian Galeazzo è stata una figura importantissima per Milano, sotto di lui infatti la città ha raggiunto il periodo di massima espansione, arrivando fino allo Stato della Chiesa, il Piemonte orientale ed il Veneto.
A lui si deve inoltre la costruzione del Duomo di Milano in marmo di Candoglia e della Certosa di Pavia, oltre all’ampliamento della Rocca di Porta Giovia (l’attuale Castello Sforzesco), iniziato dal padre Galeazzo II.

La Storia
Gian Galeazzo Visconti nacque a Pavia il 16 ottobre 1351, figlio primogenito di Galeazzo II e Bianca di Savoia e a soli 4 anni fu nominato cavaliere dall’imperatore Carlo IV di Lussemburgo durante la sua visita a Milano.
Nel 1378, alla morte del padre, Gian Galeazzo divenne il nuovo Signore di Pavia e pochi anni dopo fu nominato vicario imperiale e sposò la figlia dello zio Bernabò Visconti (Signore di Milano), sua cugina Caterina Visconti.
E’ in questi anni di guerre intestine che Gian Galeazzo matura l’idea di spodestare lo zio e impadronirsi della Signoria di Milano.
Il piano di spodestamento
Intatti, il 6 maggio 1385, con la scusa di un pellegrinaggio al santuario di Santa Maria del Monte sopra Varese, Gian Galeazzo partì dalla sua Pavia e, passando da Milano, chiese a Bernabò di accoglierlo fuori dalla Porta Vercellina.
Bernabò così acconsentì alle richieste del nipote e si recò all’appuntamento in sella ad una mula e accompagnato dai soli figli Rodolfo e Ludovico (cognato di Gian Galeazzo) e da pochi armati (sebbene molti cercarono di dissuaderlo, in quanto avevano capito le vere intenzioni del nipote).
Gian Galeazzo infatti mise in atto il suo piano e giunse a Milano accompagnato da 500 lancieri guidati dai suoi fedelissimi, tra cui Jacopo dal Verme e Giovanni Malaspina e catturò facilmente Bernabò ed i suoi, impadronendosi inoltre dei punti chiave di Milano.
Presso gli altri signori italiani, Gian Galeazzo legittimò il colpo di stato accusando lo zio-suocero di volerlo assassinare ed inoltre di avere costretto al matrimonio sia lui che sua sorella Violante Visconti (andata in sposa nel 1381 con il cugino Ludovico Visconti, figlio di Bernabò e governatore di Lodi e Parma.)
Il vecchio tiranno fu prima rinchiuso nelle segrete della Rocca di Porta Giovia (costruita dal Padre Galeazzo II anni prima), per poi essere trasferito il 25 maggio nel castello di Trezzo sull’Adda, dove rimase rinchiuso per sette mesi prima di morire forse avvelenato; mentre i figli furono imprigionati nel castello di San Colombano al Lambro.

L’insediamento e la costruzione del Duomo di Milano
Dopo la sua morte, Gian Galeazzo tributò allo zio solenni funerali, tuttavia lasciò che il popolo saccheggiasse il palazzo di Bernabò, la “Ca’ de Can” (il cui nome venne attribuito al palazzo dai milanesi per la passione cinofila di Bernabò, il quale condivideva il palazzo con i suoi numerosi mastini e segugi per la caccia), situata presso la chiesa di San Giovanni in Conca, cappella di famiglia, e le residenze dei suoi figli.
Nel 1387 Gian Galeazzo assunse inoltre il controllo dei lavori di costruzione del Duomo di Milano, iniziati l’anno prima dal vescovo Antonio da Saluzzo, imponendo un progetto più ambizioso: sostituire i mattoni rossi tipici del gotico lombardo con il marmo di Candoglia e utilizzare le forme architettoniche del tardo gotico di ispirazione renano-boema.
Gian Galeazzo mise così a disposizione della Fabbrica del Duomo le cave e concesse l’esenzione di ogni dazio o gabella per tutti i materiali necessari alla costruzione della cattedrale milanese: ogni blocco destinato al Duomo era infatti marchiato con la sigla AUF (Ad usum fabricae), e per questo esente da qualsiasi tributo di passaggio.
Il marmo fu quindi trasportato per mezzo dei barconi che navigavano prima il Ticino e poi il Naviglio Grande fino a Milano, nei pressi del Laghetto di Sant’Eustorgio, per venire poi trasportati via terra fino alla Cascina degli Scalpellini per esser lavorati.
GIan Galeazzo Duca di Milano
Negli anni successivi, il Duca continuò a combattere gli Stati confinanti e dopo aver sconfitto la casata dei Pusterla, grandi proprietari terrieri di Milano e dintorni, nel 1394, inviò a Praga all’Imperatore Venceslao di Lussemburgo in Boemia un’ambasciata capeggiata dal frate e parente Fra Pietro Filargo da Candia (futuro arcivescovo di Milano, cardinale e dal 1409 Papa con il nome di Alessandro V).
Con quest’ambasciata, Gian Galeazzo chiese all’Imperatore di essere elevato al rango di Duca di Milano in cambio di una cospicua somma di denaro.
Il ducato fu così costituito ufficialmente l’11 maggio 1395, quando Gian Galeazzo Visconti, già Vicario Imperiale e Dominus Generalis di Milano, ottenne il titolo di Duca di Milano per mezzo del diploma firmato dall’imperatore del Sacro Romano Impero (1378-1400). La nomina fu tuttavia ratificata e celebrata a Milano il 5 settembre 1395 .
Gian Galeazzo ottenne inoltre la patente per inquartare il biscione visconteo con l’Aquila imperiale nella nuova bandiera ducale, che più tardi sarebbe stata mantenuta anche dagli Sforza.
Nel 1396 ottenne dall’imperatore un secondo diploma, con il quale venivano estesi i poteri ducali a tutti i domini visconte e legittimato un sistema successorio basato sulla primogenitura maschile. Pavia fu inoltre elevata a Contea, lasciando così all’erede al trono, il titolo di Conte di Pavia.

La discendenza di Gian Galeazzo Visconti e Caterina Visconti
Caterina diede a Gian Galeazzo due figli:
- Giovanni Maria Visconti (Abbiategrasso, 1388-Milano, 1412), che sposò Antonia Malatesta, figlia di Andrea Malatesta, Signore di Cesena;
- Filippo Maria Visconti (Milano, 1392-Milano, 1447), che sposò Beatrice di Lascaris e Maria di Savoia.
Essendo andata male la prima gravidanza (una figlia era nata e morta nel giugno 1385), la coppia fece voto alla Madonna di mettere ad ogni figlio come secondo nome Maria.
L’8 gennaio 1390 Caterina perse un altro bambino ma, avendo fatto voto di costruire una certosa se fosse sopravvissuta al parto, furono iniziati i lavori per la costruzione della Certosa di Pavia, la cui prima pietra fu messa il 27 agosto 1396.

Gian Galeazzo morì di peste nel 1402 nel castello di Melegnano, dove si era rifugiato in seguito al dilagare del contagio.
Sebbene i funerali si tennero a Milano, il suo corpo fu seppellito per suo volere nella Certosa di Pavia, mentre lasciò il suo cuore alla basilica di San Michele Maggiore in Pavia.
Nel testamento, Gian Galeazzo divise lo Stato tra i suoi figli: il primogenito Giovanni Maria Visconti divenne Duca di Milano, mentre il secondogenito Filippo Maria Visconti Conte di Pavia.

Fonti:
– https://www.wikiwand.com/it/Caterina_Visconti
– https://www.wikiwand.com/it/Gian_Galeazzo_Visconti
– https://it.wikipedia.org/wiki/Ducato_di_Milano