Le bocche di irrigazione

Le “bocche in fregio”, che prendevano nome dai possessori dei terreni da irrigare, regolavano le derivazioni d’acqua dei Navigli.

Da diverse generazioni operavano i “campari” d’acqua, abili tecnici pratici a cui era affidata la partizione delle acque nonché di controllo dei deflussi dalle “bocche in fregio” ai navigli mediante una comune misura delle acque correnti. tale misura, introdotta nel 1200 e denominata “oncia magistrale milanese”, era fissata in una quantità d’acqua in uscita per pura pressione, pari a 0,0350 mc/s.

Immagine tratta dal volume “Milano & Navigli” che schematizza il funzionamento di una bocca in fregio

Le bocche di presa poste in fregio alle sponde di valle dei Navigli, perfezionate nel corso dei secoli ed ancora oggi presenti lungo tutti i Navigli irrigui, sono costituite da una apertura rettangolare delimitata generalmente da quattro lastre di pietra munite da una paratia in ferro o in legno per la regolazione del flusso d’acqua.
Ad essa si integrano altri manufatti come la “vasca di calma”, dove l’acqua ristagna prima di passare attraverso una seconda paratia, e l’idrometro, indicatore di livello delle acque prelevate. Il complesso di queste opere è in muratura, ad eccezione delle paratie e dei sistemi a vite per la regolazione delle stesse, generalmente in ferro.

Bocca sul Naviglio Pavese nei pressi di Binasco

 

Dai dati forniti dal Consorzio di Bonifica Est Ticino Villoresi risultano le seguenti informazioni riguardo al numero delle bocche in fregio:

  • sul Naviglio Grande sono presenti 116 bocche, di cui 85 funzionanti;
  • sul Naviglio di Bereguardo sono presenti 37 bocche;
  • sul Naviglio di Pavia sono presenti 35 bocche e 3 scaricatori laterali per la regolazione della portata d’acqua;
  • sul Naviglio della Martesana sono presenti 85 bocche

 

Fonti:
– Associazione amici dei Navigli
– Consorzio Est Ticino Villoresi

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