La magnifica Certosa di Pavia: storia e curiosità
L’accesso al complesso monastico avviene attraverso un vestibolo di epoca rinascimentale, affrescato sia interiormente che esteriormente.
Nella lunetta d’ingresso, sbiadita, due angeli reggono la stemma del committente Gian Galeazzo Visconti, con il biscione visconteo e l’aquila imperiale. All’interno, un grosso arco marmoreo a motivi vegetali reca tondi con le effigi di Gian Galeazzo e Filippo Maria Visconti.
Ai lati, i santi Cristoforo e Sebastiano di Bernardino Luini, seguace di Leonardo. Tutto l’interno è coperto da motivi rinascimentali a vivaci colori.

Storia
La costruzione della Certosa di Pavia fu iniziata da Gian Galeazzo Visconti, Duca di Milano, che il 27 agosto 1396 poneva la prima pietra della Certosa. Dopo l’investitura a Duca e l’impulso dato nel 1385 alla costruzione del Duomo di Milano, anche l’erezione di questo monumento, per cui il Visconti avrebbe speso somme ingentissime, rappresentava uno strumento di autorità e prestigio, che gareggiava con le altre corti italiane del tempo. In esso sarebbe dovuta essere collocata anche la tomba monumentale del Duca.
La posizione era strategica: a metà strada tra Milano, capitale del ducato, e Pavia, la seconda città per importanza, dove il duca era cresciuto e dove aveva sede la corte, nel Castello Visconteo. Il luogo scelto per la fondazione era un bosco all’estremo nord dell’antico parco visconteo, un’area recintata che aveva una estensione di circa 22 km², che collegava il Castello Visconteo di Pavia alla zona adibita alla caccia riservata ai signori della Lombardia.

La costruzione realizzava un progetto che derivava dal voto emesso sotto forma di testamento nell’anno 1390 dalla sua seconda moglie Caterina Visconti, figlia di Bernabò Visconti e di Regina della Scala. La prima gravidanza di Caterina Visconti andò male, così all’avvicinarsi del nuovo parto, l’8 gennaio 1390, desiderando la nascita di un figlio maschio, fece voto di costruire una Certosa presso Pavia se fosse sopravvissuta alla nuova e per lei terribile esperienza. Nacque un bambino che però morì, ma Caterina si salvò e mantenne il voto.
La chiesa, destinata a divenire mausoleo dinastico dei Duchi di Milano, era stata progettata con dimensioni superiori a quelle che erano state sinora realizzate, con una struttura a tre navate, che non era mai stata utilizzata dall’Ordine Certosino.
La navata fu progettata in stile gotico, e la sua costruzione fu completata nel 1465, mentre i lavori al resto della chiesa proseguirono fino alla fine del secolo. Il 3 maggio 1497 la Chiesa venne ufficialmente consacrata dal nunzio pontificio, ma la parte inferiore della facciata fu completata solo nel 1507.
I monaci certosini che vi abitarono furono inizialmente dodici, in totale vita di clausura, e legati da un contratto che prevedeva l’uso di parte dei loro proventi (campi, terreni, rendite ecc.) per la costruzione del monastero stesso. Nei secoli il monastero vide il susseguirsi di diversi ordini religiosi e subì anche la violenta devastazione operata dalle truppe napoleoniche, che razziarono e distrussero alcune ricchezze artistiche, infine rimase chiuso dal 1810 al 1843, anno in cui i certosini rientrarono nel monastero.
Con la legge 3036 del 7 luglio 1866, il monastero fu dichiarato monumento nazionale italiano ed i beni ecclesiastici diventarono proprietà del Regno d’Italia, ma fino al 1879 alcuni certosini continuarono ad abitare il monastero, solamente I’11 ottobre 1930 il Papa Pio XI decise di riaffidare il luogo ai certosini.
Durante il fascismo, il monastero fu visitato una sola volta da Benito Mussolini, il 31 ottobre 1932, come riporta l’articolo de Il Ticino del 4/11/1932:

“[…] Il 31 ottobre del 1932, Benito Mussolini (1883-1945), dopo essersi recato a Pavia ed aver percorso rapidamente in automobile la magnifica strada nazionale lungo il naviglio, a mezzogiorno giunge alla Certosa.
Grande è la meraviglia degli abitanti del paese essendo la visita assolutamente imprevista. Il Duce, dopo essere sceso dalla vettura giunta fino all’entrata della chiesa, all’interno del grande piazzale verde che forma suggestivo tappeto davanti alla fulgida facciata del tempio, è subito ricevuto dalle autorità locali ed ha agio di ammirare, avvicinandosi, le veramente mirabili sculture del portale d’ingresso. Poi entra nella basilica e la attraversa, fino alla bellissima cancellata di bronzo. Il capo del Governo, inoltre, ammira le altre opere d’arte conservate nella chiesa. Prima di lasciare le terre lombarde il Duce incontra, nei pressi dei vestiboli d’ingresso, il priore dei Certosini, padre Stefano Casolari, con il quale ha il seguente colloquio […]”
Le cronache inoltre riportarono anche l’avvenimento del ritrovamento dei resti del cadavere dello stesso duce, avvolti in sacchi di tela, circa un anno dopo la sua fucilazione, il 12 agosto 1946, proprio dentro la Certosa.
L’anno successivo i certosini abbandonarono quindi la struttura, sia per mancanza di vocazioni sia per lo scandalo del ritrovamento del cadavere del duce. Il monastero rimase chiuso fino al 1949, quando vi si insediarono nuovamente i carmelitani fino al 1961. Dopo il Concilio Vaticano II, il Vaticano decise di riaffidare il monastero nuovamente ai cistercensi.

Foto di Madmax61 http://www.panoramio.com/user/2554626
Oggi, la gestione è dei monaci cistercensi del Priorato della Beata Maria Vergine della Certosa Ticinese, che svolgono vita monastica, occupandosi anche delle visite guidate ed alla vendita di articoli sacri e prodotti tipici: tra cui mieli, tisane, sciroppi molto rinomati.
Nei locali adiacenti il monastero si trova invece il Museo della Certosa di Pavia che, da maggio 2008 è invece gestito direttamente dalla Sovrintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici di Milano. Il museo custodisce molti dipinti del Luini, del Morazzone e del Bramante, che sono stati negli anni in visita alla Certosa. Numerose sono anche le riproduzioni dei bassorilievi della facciata della chisa.
Fonti:
– http://www.certosadipavia.com/storia/
-https://it.wikipedia.org/wiki/Certosa_di_Pavia