Benno de Gozzadini: l’inventore dimenticato del Naviglio Grande
Benno de Gozzadini fu il promotore della decisione di allungare e rendere in seguito navigabile il fossato difensivo detto Ticinello da Abbiategrasso verso Milano, passando quindi per Gaggiano, Trezzano sul Naviglio, Buccinasco e Corsico e dando origine al Naviglio Grande.
Oggi, per celebrare la sua importanza nel prolungamento del Naviglio Grande da Abbiategrasso a Milano e la decisione di abbassare e allargare il canale per renderlo navigabile, in tutti i Comuni rivieraschi che si affacciano sul Naviglio Grande è presente una via dedicata al Podestà Benno de Gozzadini.
La storia
Gozzadini Benno nacque a Bologna all’inizio del secolo XIII e sposò Romengarda di Pietro Lamelli ed ebbe almeno tre figli: Castellano, da cui discese il ramo della famiglia cui appartenne Nanne Gozzadini, Caccianemico, detto Bigolo, e Nobile che fu moglie di Giacomo di Simone.
Ben poco si conosce della sua vita fino alla metà del secolo, quando fonti documentarie, che ne attestano l’attività in Milano, lo qualificano come iudex e lo mostrano nell’esercizio di attività giurisdizionali. È quindi molto probabile che avesse seguito a Bologna insegnamenti di diritto civile, ma certamente non giunse a completare il corso degli studi, dal momento che il suo nome non è mai accompagnato dal titolo di doctor iuris. Nel 1250 fu addetto a un ufficio finanziario del Comune di Bologna, quasi certamente quello dei procuratori del Comune.
Doveva comunque avere raggiunto una certa notorietà quale esperto di amministrazione fiscale se nel 1254 il Comune di Milano gli affidò l’incarico di riorganizzare il proprio sistema impositivo. Le cronache pervenute dal frate domenicano Galvano Fiamma non esitano a paragonare gli effetti della sua opera a quelli di un’epidemia mortale. Questo giudizio estremamente negativo è forse altrettanto ingiusto, dal momento che tra le misure adottate da Benno de Gozzadni per risanare il bilancio del Comune vi fu il completamento del catasto dei terreni. Resse questo incarico fino all’ottobre del 1256, quando poi fu scelto per l’incarico di podestà per l’anno 1257.
La nomina a podestà di un esperto di amministrazione fiscale, com’era il Gozzadini, rivela la centralità di questo problema nella politica milanese. Una ripartizione più equa del carico fiscale e soprattutto l’estensione dell’imposizione alle terre del clero, che questo pretendeva esenti, erano divenute in questi anni obiettivo fondamentale delle rivendicazioni dei popolari della Credenza di S. Ambrogio.
Nel luglio del 1257 la situazione precipitò. Un’ennesima provocazione di un nobile, Guglielmo da Landriano, che uccise Guglielmo da Salvo, un popolare verso cui era impegnato con forti debiti, provocò una sommossa dei popolari.
Il 26 novembre 1257 il Consiglio generale del Comune, presieduto dal Gozzadini e con la partecipazione dei consoli della Credenza di S. Ambrogio e della Motta, deliberò drastiche misure per obbligare il clero milanese a pagare le imposte stabilite a suo carico.
Questo provvedimento poteva apparire – e probabilmente era – una conseguente applicazione dei criteri di quella ristrutturazione dell’imposizione fiscale per cui il Gozzadini aveva operato durante gli ultimi quattro anni; ma ciò non gli fu di alcun vantaggio e a nulla gli valse l’esecuzione di un’opera di primaria importanza per l’imprenditoria della città, quale il prolungamento del Ticinello da Abbiategrasso a Gaggiano, compiuto durante la sua podesteria.
Sottoposto, come previsto, a sindacato, il Gozzadini fu giudicato colpevole di concussione e condannato a una pena esorbitante, 4000 lire di denari imperiali, che non poteva ovviamente pagare. Quindi, probabilmente verso la fine dello stesso anno 1257, fu barbaramente ucciso e il suo corpo, straziato, gettato nel fossato della città.
Le cronache nel registrare con macabra precisione i dettagli di questo misfatto ne fanno risalire le cause all’esasperazione dell’imposizione fiscale condotta dal Gozzadini, che avrebbe dato adito a vere e proprie malversazioni specie nei confronti dei popolari.
L’uccisione del Gozzadini scatenò la durissima reazione del Comune di Bologna, che concesse ai figli il diritto di rappresaglia nei confronti dei cittadini milanesi e che convinse i Comuni della Romagna a procedere a una simile concessione. Diversi cittadini di Milano furono catturati, imprigionati a Bologna e spogliati dei loro beni. A sua volta il Comune di Milano concesse ai propri cittadini danneggiati il diritto di rappresaglia nei confronti dei Bolognesi e dei Romagnoli. Si alimentò così una spirale di ritorsioni che si trascinò per decenni e che si concluse solo nel 1298 con lodo del podestà di Bologna, Ottolino da Mandello.
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Fonte:
-http://www.treccani.it/enciclopedia/benno-gozzadini_(Dizionario-Biografico)/